top of page

29Novembre 2013  da Popoff  Torino  Lavoro e Sindacato  

 

Arrampicati sulla gru perché sono senza stipendio

Riprendiamo questo articolo apparso su PopOff 

di Massimo Lauria

Cinque operai sono barricati in cima ad una gru a Torino da cinque giorni, nonostante le temperature polari. Ora sono in sciopero della fame. Devono essere pagati da sei mesi.

 

Chiedono solo di avere quello che gli spetta, ovvero il pagamento che attendono da sei mesi per un lavoro terminato nel maggio scorso. Nonostante le rassicurazioni e le promesse, i loro soldi non sono mai arrivati. Ecco perché hanno deciso di occupare la gru del cantiere dove hanno lavorato. Si sono arrampicati lassù alle 9 di lunedì scorso e da allora non sono più scesi.

Da giovedì quattro di loro hanno iniziato lo sciopero della fame, nonostante le temperature nei giorni scorsi abbiano toccato i meno 9 gradi. I cinque operai - un italiano e quattro di origine albanese -, che occupano un cantiere di via Cigna a Torino, riscuotere circa 130 mila euro per aver fatto un lavoro di termo isolamento per conto di un'azienda della zona.

Gli occupanti sono tutti impiegati in una piccola impresa edile, che a causa della crisi economica non se passa molto bene. Già nell'agosto scorso si erano barricati a 50 metri d'altezza - su quella stessa gru sulla quale sono da cinque giorni e quattro notti -, ma ne erano scesi dopo aver avuto la rassicurazione che sarebbero stati pagati immediatamente.

Ma una volta scesi si sono visti negare per l'ennesima volta il pagamento. «Avremmo dovuto ricevere i soldi già a giugno», spiega al telefono Christian, uno degli operai in cima alla gru, «ma i nostri committenti hanno iniziato a temporeggiare. Una cosa è certa: noi abbiamo cercato in ogni modo di trovare un compromesso con i committenti. Ma è stato inutile».

La prima volta, racconta ancora il lavoratore, «i titolari del cantiere ci hanno fatto scendere promettendo di pagarci immediatamente. Noi ci siamo fidati, e tutto quello che abbiamo ottenuto è stato un accordo firmato alla presenza dei carabinieri e inviato all'assessorato al lavoro; una sorta di pagherò, con il quale si impegnavano a liquidarci quanto prima il dovuto».

Peccato che ad oggi non abbiano ancora ottenuto nulla. Qualche giorno fa, dice ancora Christian, erano «tornati dai Carabinieri per far presente la situazione, ma non è servito a niente. Per questo, lunedì abbiamo deciso di barricarci di nuovo». E la protesta in via Cigna, c'è da giurarci, andrà avanti fino al raggiungimento dell'obiettivo o fino a quando ce la faranno.

C'è, infatti, preoccupazione per le condizioni di salute di alcuni di loro, tra cui c'è un cardiopatico. Già alle 3 di due notti fa, uno dei dimostranti - un 51enne albanese - è stato portato d'urgenza in ospedale: complicazioni dovute a una forma di diabete; ma a quanto si apprende soffre anche di una lieve invalidità alla gamba sinistra, a causa di un incidente sul lavoro.

«La nostra ditta - conclude Christian - ha già tre fallimenti alle spalle»; e ora l'incubo morosità - 70 mila euro - con fisco ed Equitalia. Insomma, sono a rischio chiusura per questa storia. Ecco perché non se ne andranno, «costi quel che costi». Colleghi e titolari della ditta sono al loro fianco per portare avanti le trattative con i committenti del cantiere e le forze dell'ordine.

bottom of page