top of page

ANALISI E PROSPETTIVE DELLA SITUAZIONE POLITICA IN CILE

Pag    <--Indietro          

 

pag 4 di 4

Il Cile non sarà un'eccezione storica neppure nel senso che il rovesciamento del regime capitalistico possa realizzarsi senza l'intervento decisivo di un partito rivoluzio-nario, avanguardia cosciente delle masse. I compiti che appartengono ad un tale partito non possono essere delegati al Partito comunista cileno che, profondamente segnato da una lunga tradizione stalinista, è l'espressione di una burocrazia operaia autoctona e degli strati del proletariato relativamente conservatori che non si mobilitano nell'attuale crisi con la stessa dinamica degli stati più giovani e che mantengono tutte le loro concezioni tradiziona-li, non avendo rotto in alcun modo il cordone ombelicale con la burocrazia sovietica. Questi compiti non possono essere delegati neppure al Partito socialista, che, pur avendo ampliato il suo seguito di massa, in particolare tra gli operai delle giovani generazioni ed avendo adottato nei suoi organismi delle posizioni che lo collocano alla sinistra del PC, vera e propria punta di diamante del riformismo, non ha la struttura di un partito di lotta, non ha legami solidi e costanti con le masse che influenza, appare più come un agglomerato di tendenze e di gruppi che come una formazione omogenea e, in fin dei conti, ha i tratti caratteristici delle organizzazioni centriste.

Occorre respingere, in ogni caso, qualsiasi concezione che si basi –esplicita-mente o implicitamente– sull'ipotesi che, grazie al dinamismo del processo rivoluzionario e alla forza del movimento di massa, in seguito all'indebolimento della borghesia e alla sua eventuale decomposizione progressiva e nel caso in cui l'imperialismo fosse costretto a rinunciare ad un intervento militare, il proleta-riato possa arrivare al potere anche in assenza di un vero e proprio partito rivoluzionario leninista. Occorre allo stesso modo respingere la variante che consiste nell'ipotesi che sia sufficiente un surrogato del partito rivoluzio-nario, sotto forma di fronti in cui si riunireb-bero i rivoluzionari o di un cartello delle diffe-renti organizzazioni dell'estrema sinistra.

Il compito di creare il partito è inconte-stabilmente difficile, anche in un contesto oggettivo molto favorevole sotto molti punti di vista. Ma deve assolutamente essere assolto. Il ritmo di approfondimento della crisi rivoluzio-naria e il suo sbocco a questo stadio della lotta di classe in America Latina dipende, in ultima analisi, del ritmo della costruzione del partito.

 

Il corso serrato e drammatico degli avvenimenti provocherà inevitabilmente delle differenziazioni crescenti al livello delle masse e la maturazione di considerevoli strati d'avan-guardia, che prenderanno coscienza della natura del regime riformista, delle contraddi-zioni delle organizzazioni operaie, della neces-sità di precisare una strategia rivoluzionaria. Di fatto una tale evoluzione è già in corso con manifestazioni molto visibili.

Dopo il suo accesso alla presidenza, Allende ha dovuto far fronte a pressioni sempre più larghe sulla sinistra e a dei veri e propri travalicamenti: le tendenze critiche che entrano in conflitto con il quadro riformista sono aumentate in proporzioni importanti. Ciò si è concretizzato, a livello di forze sociali attra-verso iniziative di settori operai e contadini che hanno posto il governo di fronte al fatto compiuto e sono andati al di là delle indica-zioni programmatiche dell'UP; sul terreno politico, col rafforzamento progressivo dell'in-fluenza di organizzazioni che si pongono alla sinistra del PC e del PS. È in rapporto con tali differenziazioni e sullo sfondo delle tendenze oggettive analizzate che occorre porre il problema della costruzione del partito rivolu-zionario, che sarebbe assurdo sperare di poter risolvere con appelli declamatori e con iniziative velleitarie.

Non è per caso che nel Cile è sorta un'organizzazione come il MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) che non ha equivalenti, attualmente, in nessuno degli altri paesi dell'America Latina. Il MIR gode di un'influenza importante: le manifestazioni realizzate nel corso degli ultimi mesi indicano chiaramente che, sorto da una matrice studen-tesca e piccolo-borghese, è riuscito in seguito ad affermarsi tra gli strati contadini mobilitati nell'occupazione di terre e in alcuni settori operai che non accettano più la tutela rifor-mista. È probabile che quest'ultima tendenza si accentui nel periodo che si è appena aperto e che è caratterizzato da una presa di coscienza critica da parte di larghi strati fino ad ora controllati dall'UP.

L'influenza del MIR è spiegabile con la sua capacità di legarsi nella fase iniziale della sua crescita agli strati più dinamici del movimento degli studenti, di apparire come l'organizza-zione più conseguente ed efficace dell'estrema sinistra (nonostante le deforma-zioni ultrasinistre che l'anno contrassegnata per tutto un periodo fino alla svolta spettacolare del settembre 1970), di mettere in piedi un quadro organizzativo abbastanza solido e basato su nuclei di militanti di professione. Allo stesso tempo il MIR ha saputo largamente capitaliz-zare a proprio vantaggio l'influenza esercitata dalla rivoluzione cubana, che in Cile si era manifestata dall'inizio degli anni 1960.

Le sue contraddizioni stanno nella sua incapacità di definirsi globalmente e rigorosa-mente sui problemi della strategia rivoluzio-naria su scala mondiale, nell'empirismo che spesso caratterizza i suoi orientamenti che ha provocato brusche oscillazioni da posizioni ultrasinistre a posizioni opportuniste, in una concezione del partito che, soprattutto nella pratica, è lontana dal centralismo democratico leninista, in una concezione dei rapporti tra il partito e le organizzazioni di massa (o concepite come tali) marcata dal burocratismo. Ciò si è concretizzato nel periodo successivo al mese di settembre 1970 con una tendenza molto netta ad adattarsi alle concezioni e alle necessità dell'UP, in una reticenza quasi completa nei confronti degli avvenimenti internazionali, anche di grande rilievo (l'organo del MIR, ad esempio, non ha pubblicato alcuna analisi della politica di Mosca e di Pechino), in una pratica dell'organizzazione verticista riservando le decisioni importanti al vertice (è significativo che da anni non sia stato convocato nessun congresso) nello sforzo di imporre, con metodi amministrativi alle orga-nizzazioni considerate come gli strumenti di intervento a livello di masse, le decisioni prese al di fuori di esse, dall'apparato del partito.

Ciò ha provocato frizioni all'interno dell'organizzazione, l'uscita di gruppi militanti, in particolare di studenti, la perdita di posizioni importanti nei campamientos. Data la sua influenza, è il MIR che, a causa della debolezza del suo orientamento, è in larga misura respon-sabile della crisi del movimento studentesco, che nel corso dell'ultimo anno non è stato in grado di assumere un ruolo di rilievo e, al contrario, ha fornito truppe alle provocazioni reazionarie.

Le forze organizzate o influenzate dal MIR avranno incontestabilmente un ruolo impor-tante nella costruzione del partito rivoluzio-nario, che è la conditio sine qua non per la vittoria degli operai e dei contadini cileni. Ma altre forze che appartengono ancora ai partiti tradizionali vi parteciperanno. Il Partito socialista, per la sua composizione e la sua struttura, rappresenta attualmente una fonte di militanti e di quadri combattivi e coscienti che potranno dare un apporto molto considerevole. Non bisogna dimenticare neppure che un cambiamento decisivo del rapporto di forze a favore dei rivoluzionari presuppone anche una profonda differenziazione tra gli strati operai che non cessano di rappresentare la base principale del PC.

 

I marxisti rivoluzionari dovranno raggiungere l'obbiettivo prioritario della costru-zione del partito leninista con un atteggiamento che eviti gli opposti scogli del settarismo dogmatico e dell'adattamento opportunista, con un'integrazione nei movimenti reali e con un confronto audace, come forza organizzata autonoma, con tutte le altre tendenze del movimento operaio e rivoluzionario.

Ciò implica la caratterizzazione, senza ambiguità e senza concessioni, delle forze in campo e della natura del regime. Ciò implica l'indipendenza completa in rapporto alla coalizione di fronte popolare, nella quale i rivoluzionari non potrebbero integrarsi neppure sotto la forma del sostegno elettorale (i marxisti rivoluzionari possono, in certi contesti, dare il loro voto a un candidato operaio, ma non a un candidato di un fronte che include partiti piccolo-borghesi e borghesi). Ciò implica il sostegno a tutte le misure progressiste adottate da Allende e una linea di fronte unico di fronte agli attacchi reazionari. Ciò implica che la critica necessaria delle contraddizioni e delle debolezze del MIR non deve in alcun modo impedire di riconoscere il ruolo importante di catalizzatore che esso attualmente gioca e di apprezzarne le rettifiche e le messe a punto in senso positivo (per esempio, quelle del lucido discorso di Miguel Enriquez il primo novembre scorso). Ciò implica una lotta tenace e costante per la concretizzazione della strategia rivo-luzionaria delineata in questo testo e per le parole d'ordine di transizione che ne derivano.

 

La soluzione della crisi cilena non sarà determinata unicamente dalla dinamica interna, ma anche da potenti fattori internazionali. Occorre ricordarlo, tanto più che la tesi dell'“eccezionalismo” cileno è andata di pari passo con una sottovalutazione manifesta e deliberata dei suoi fattori: è un'attitudine che implica in realtà delle illusioni estremamente pericolose e un opportunismo caratterizzato.

È inutile sottolineare che l'imperia-lismo, se occorre con l'intermediario dei suoi satelliti, farà di tutto per influenzare al massi-mo gli sviluppi in Cile e per impedire che Santiago diventi la capitale del secondo Stato operaio d'America Latina. Potenti pressioni verranno esercitate anche dalla burocrazia sovietica, la quale può sfruttare in questo senso il suo peso internazionale e i suoi legami con il PC cileno (la burocrazia cinese non ha avuto e non avrà in ogni modo che un ruolo del tutto secondario). Quanto a Cuba, la sua influenza si esprime e si esprimerà sotto forme contraddittorie. La visita di Fidel Castro è simbolica a questo proposito: da una parte la presenza del leader rivoluzionario ha stimolato delle dimostrazioni di massa potenti, dall'altra l'appoggio quasi incondizionato ad Allende e l'adesione alle teorizzazioni dell'UP hanno creato un ostacolo alla presa di coscienza, da parte delle masse, della necessità di una strategia rivoluzionaria di conquista del potere e della costruzione del partito leninista.

I rivoluzionari devono dunque cogliere sempre e mettere in rilievo i nessi stretti tra la situazione del Cile e la situazione mondiale. Una prospettiva rivoluzionaria su scala internazionale è più che mai necessaria. È per questo che la lotta che si svolge in Cile impegna non solo coloro che si rifanno al marxismo rivoluzionario in questo paese, ma la IV Internazionale nel suo complesso, che deve far valere a questo stadio importante per l'America Latina il peso della sua tradizione  teorica, delle sue esperienze e della sua organizzazione mondiale.

 

 

 

1° dicembre 1971. Risoluzione del Comitato Esecutivo della IV Internazionale

 

 

bottom of page