ANALISI E PROSPETTIVE DELLA SITUAZIONE POLITICA IN CILE
I marxisti rivoluzionari non ignorano le difficoltà implicite nella formazione e nella generalizzazione di tali organismi di tipo soviettista; ma se questi obbiettivi non saranno raggiunti, verrà meno uno degli elementi essenziali per la conquista del potere e la gestione rivoluzionaria potrà concludersi con un aborto. La lotta per i consigli operai e contadini deve, in ogni caso, combinare la più intransigente delimitazione nei confronti delle classi sfruttatrici e dei loro apparati politici con la difesa senza compromessi della più ampia democrazia per le masse e per tutte le organizzazioni e tendenze del movimento operaio. Questa difesa è tanto più necessaria in quanto decenni di predominio della socialdemocrazia e dello stalinismo hanno offuscato questa concezione che rappresenta un'esigenza pratica perentoria e che, tuttavia, non è realmente assimilata neppure dalle organizzazioni che lottano contro i partiti opportunisti burocratizzati.
Una mobilitazione costante, molto ampia e cosciente delle masse è la conditio sine qua non di uno sviluppo positivo della crisi rivoluzionaria cilena. È appunto perché le direzioni riformiste –in cui le masse operaie contadine nella loro grande maggioranza non cessano di riconoscersi– hanno voluto limitare e canalizzare queste mobilitazioni e imporre decisioni prese esclusivamente a livello governativo e parlamentare, che si sono verifi-cate debolezze che hanno aperto spazi alle iniziative dell'avversario, permettendogli di polarizzare parzialmente strati che di per sé non erano interessati ad allinearsi con i conservatori. Se una tale politica miope venisse mantenuta, ancora peggio, se il governo doves-se colpire, come ha già fatto in alcune occasioni, dei settori di avanguardia del proletariato e dei contadini, ciò potrebbe rinforzare tendenze allo smarrimento e alla smobilitazione. Verrebbero così a crearsi condi-zioni che faciliterebbero enormemente un contrattacco reazionario e un colpo di Stato di destra.
Una strategia di lotta rivoluzionaria per il potere deve concentrarsi in alcuni obbiettivi essenziali. Senza avere la pretesa di dare delle risposte a tutti i problemi che si pongono e che si porranno nelle differenti tappe, i marxisti rivoluzionari sottolineano quanto segue:
a) i contadini poveri e gli operai agricoli non possono accettare il quadro della riforma agraria fissato dal governo Frei, e cioè da una direzione politica borghese. Le trasformazioni delle strutture agricole devono implicare l'espulsione totale dei terratenientes e l'espro-prio degli imprenditori capitalisti. I limiti di proprietà devono essere fissati a un livello tale da evitare da una parte la formazione di uno strato di contadini ricchi, pericoloso per la rivoluzione, e dall'altra di garantire le risorse necessarie ai contadini che aspirano al possesso di un lotto individuale. Devono essere stabilite norme molto precise (in particolare per ciò che concerne la vendita e l'acquisto di terre) tali da rappresentare un equivalente della nazionaliz-zazione del suolo e da impedire ogni tendenza ad una nuova concentrazione della proprietà. La riforma agraria non può fermarsi sulle soglie dell'impresa capitalistica, se non col pericolo di lasciare ai privati l'egemonia com-pleta sul settore più dinamico dell'agricoltura e di tagliar fuori dal processo rivoluzionario i salariati agricoli. Occorre inserire nel program-ma del governo operaio e contadino l'esproprio dei capitalisti agricoli e la formazione di fatto-rie collettive che, grazie al loro livello tecnico, assumono un ruolo centrale nello sviluppo economico del periodo di transizione;
b) nell'industria occorre rifiutare la concezione delle tre “aree”, di un dominio riservato ai capitalisti privati, che, includendo settori più moderni e più dinamici, e nel quadro del meccanismo capitalistico che continua ad esistere, sarebbe inevitabilmente il centro nevralgico del processo di accumulazione e il luogo di incontro del capitale straniero. Occorre spezzare, attraverso l'esproprio genera-lizzato, la colonna vertebrale del capitalismo cileno, togliendo così allo stesso tempo ogni supporto alla penetrazione imperialista. Va da sé che nella misura in cui esso controllerà interamente e direttamente tutti i settori fondamentali dell'industria e dell'agricoltura, il governo operaio e contadino non avrà alcun interesse, né alcuna urgenza di colpire la piccola industria e le imprese artigianali;
c) completare la nazionalizzazione di tutto il sistema bancario e stabilire il monopolio statale del commercio estero. Queste misure sono tanto più necessarie in quanto il Cile resta un paese semicoloniale sottomesso allo sfrutta-mento imperialista;
d) il controllo operaio ha un ruolo centrale in una strategia rivoluzionaria di conquista del potere nella misura in cui stimola una dinamica di dualismo di potere, una partecipazione attiva delle masse e una presa di coscienza della reale posta in gioco. Attraverso il controllo operaio il proletariato si mobilita concretamente nei centri di produzione, ciò che aiuta strati sempre più ampi a comprendere nella pratica la necessità di porre il problema del potere. Qualsiasi forma di partecipazione operaia, di fatto subordinata ai poteri dei padroni o dei tecnocrati governativi, qualsiasi “cogestione” deve essere respinta: si deve esigere il controllo operaio sulla produ-zione, esercitato da organismi democratici, eletti direttamente dai lavoratori. I problemi della gestione operaia e dell'autogestione non diverranno reali se non dopo il salto qualitativo rivoluzionario, dopo il rovesciamento del potere borghese e la nascita del potere proletario.
Il controllo operaio permette allo stesso tempo ai lavoratori di controllare tutti gli aspetti del rapporto di lavoro, di contestare l'organizzazione del lavoro imposta dai padroni, di intervenire attivamente nelle questioni dei ritmi, degli effettivi, delle pause, ecc. Esso permetterà di evitare che nelle imprese già nazionalizzate un tecnocrate sostituisca semplicemente il padrone o il manager capitalista. Esso potrà rappresentare una scuola di apprendimento per compiti tecnici, di gestione e di amministra-zione, che la classe operaia dovrà essere in grado di assolvere realmente dopo la presa del potere, per non correre il rischio di facilitare le tendenze alla burocratizzazione; il controllo operaio sarà infine uno strumento di lotta contro il sabotaggio economico dei capitalisti nazionali ed esteri. Al di là delle misure generali di pianificazione e di controllo che il
governo dovrà adottare, esso dovrà realizzare l'abolizione del segreto commerciale e l'aper-tura dei libri contabili e il controllo stretto su tutte le operazioni bancarie come sui prezzi, gli affitti, ecc. La fuga dei capitali, la chiusura di aziende l'accaparramento dei prodotti di prima necessità rendono estremamente urgenti queste misure.
e) la lotta per il governo operaio e contadino, per la conquista del potere, deve essere condotta sopratutto attraverso la formazione e la mobilitazione costante degli organismi di
democrazia proletaria, espressi dalle masse. La costruzione di questi organismi è un compito assolutamente centrale in questa tappa e dal suo compimento dipende, in ultima analisi, la sorte della rivoluzione stessa. Come parola d'ordine di transizione bisogna opporre al progetto di Allende della Camera Unica – che si pone nel quadro del parlamentarismo borghese – la parola d'ordine di un'assemblea popolare costituente che deve definire le nuove strutture politiche e amministrative. Questa assemblea dovrà essere eletta in modo da assicurare la rappresentanza preponderante alla quale gli operai e i contadini hanno diritto in base al loro peso specifico sociale e in modo da porre così fine alle deformazioni e alle mistificazioni del sistema elettorale in vigore.
La strategia e gli orientamenti abbozzati sarebbero del tutto astratti e non eviterebbero il pericolo di deviazioni spontaneiste, se facessero astrazione da due fattori essenziali, la cui assenza ha costituito fino ad oggi la debolezza fondamentale del proletariato cileno: l'arma-mento degli operai e dei contadini e il partito rivoluzionario. Lottare per una strategia corretta significa, dunque, lottare per l'arma-mento del proletariato, lottare per la costruzione del partito rivoluzionario, il solo in condizione di applicare effettivamente una strategia ed una tattica adeguate, di assicurare alle masse una direzione cosciente.
L'esperienza di altri paesi, prima di tutto in America Latina –dall'invasione del Guatemala nel 1964 al colpo di stato di Banzer in Bolivia nello scorso agosto– ha scritto a lettere di sangue –sangue di operai, di contadini, di studenti– la lezione che la classe operaia deve considerare come suo compito fondamentale la propria difesa armata, rifiutando ogni illusione che, in ultima analisi, non sarebbe altro che una fiducia aberrante nella “buona volontà” dell'avversario.
Attualmente, tenendo conto soprattutto della natura del governo e dei rapporti tra la coalizione dell'UP e la grande maggioranza delle masse, il compito da portare a termine è l'armamento degli operai e dei contadini, la formazione di strumenti politici e militari di autodifesa, la creazione di vere e proprie milizie popolari, la propaganda rivoluzionaria tra i militari. Non prendere alcuna iniziativa in questa direzione significherebbe in pratica puntare sulla “lealtà democratica” dell'esercito e dei corpi di repressione specializzati, essere incapaci di rispondere ad un bisogno sentito da settori di massa sempre più ampi, molto sensibilizzati dagli avvenimenti boliviani. Le proclamazioni di Allende che l'UP opporrebbe all'eventuale violenza reazionaria la violenza rivoluzionaria non sono altro che chiacchiere demagogiche, nella misura in cui esse non hanno alcuna implicazione pratica. Non è possibile abbandonarsi allo spontaneismo e alle improvvisazioni, ma occorre creare fin d'ora gli strumenti necessari per evitare che il nemico di classe si trovi in condizioni materiali di schiacciante superiorità al momento dell'inevi-tabile scontro.
Contro ogni eventuale specula-zione, i marxisti rivoluzionari sottolineano che non è contro Allende, ma contro le minacce della destra e per rispondere ad ogni attacco dell'apparato repressivo borghese che gli operai e i contadini pongono all'ordine del giorno il problema cruciale del loro armamento. Va da sé che nell'ipotesi di un rovesciamento della situazione, di uno sbocco alla boliviana, il problema della lotta armata dovrebbe essere riesaminato e si porrebbe sotto forme analoghe a quelle che già s'impongono in altri Paesi dell'America Latina.