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Un ciclo di seminari e proiezioni didattiche

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Giovedi 13/02/2014 i lavoratori della Lear di Grugliasco sono nuovamente scesi in sciopero ( un’ora per turno) contro la Direzione Aziendale che continua a dividere i lavoratori in titolari della postazione di lavoro, in riserve e spettatori dagli spalti, per usare una metafora sportiva ma che bene si addice a quanto succede nello stabilimento che produce gli interni delle vetture Maserati.Nonostante il lavoro non manchi e si ricorra abitualmente allo straordinario sono ancora una settantina i lavoratori che settimanalmente sono posti in CIGS. Le RSU chiedono ormai da tempo che si effettui una rotazione fra i lavoratori per dividere il disagio della CIGS fra tutti, ma l’Azienda tende a fare ruotare fra di loro sempre e solo gli stessi lavoratori, quelli che hanno lavorato di meno e che non sono stati volutamente formati a lavorare su postazioni diverse.In questa azienda sarebbe da tempo possibile l’applicazione dei Contratti di Solidarietà, ma si fa di tutto per evitare di prendere in considerazione tale ipotesi….si preferisce lasciare a casa sempre gli stessi lavoratori e continuare a chiedere “più pezzi,più pezzi” a lavoratori già da tempo arrivati alla saturazione della propria possibilità di produrre.Non è possibile che ci si preoccupi di controllare a vista e per otto ore dei lavoratori che ogni giorno fanno il proprio dovere e alle volte vanno anche oltre, segnalando problemi qualitativi che dovrebbero essere già stati risolti. Non si può chiedere di muoversi solo al suono della campanella per andare a mangiare, quando si hanno solo 30 minuti e la fila per il servizio te ne porta via 10…. Alla fine tutto ciò porta all’esasperazione.E l’unica risposta che i lavoratori possono dare è attraverso lo sciopero, e così è stato.Quest’azione è stata decisa dalle RSU presenti ed indetta da FIM FIOM e UILM unitariamente ed insieme ai lavoratori.Ed è per questo che l’adesione è stata praticamente TOTALE, perché i lavoratori vogliono decidere e contare ribadendo che non solo numeri “tenuti ad una performance” ma che sono uomini e donne che devono lavorare per vivere e non vivere per lavorare.

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