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ANALISI E PROSPETTIVE DELLA SITUAZIONE POLITICA IN CILE

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E in effetti, nel corso dell'ultimo anno gli operai e i contadini non si sono limitati ad appoggiare il governo Allende e ad aspettare le decisioni del governo: spesso hanno preso iniziative che hanno costretto il governo a ratificare dei fatti compiuti. Non solo: le azioni concrete delle masse sono andate spesso al di là delle linee programmatiche dell'UP. Contadini si sono impadroniti delle terre senza aspettare le decisioni formali ed hanno preso anche proprietà che, secondo la legge, non avrebbero dovuto essere toccate. Operai hanno agito nella stessa direzione, accelerando il processo di statalizzazione e colpendo delle imprese in origine di competenza del settore privato. Per la borghesia si tratta di una questione capitale: un'estensione sostanziale delle espropriazioni al di là dei limiti scontati implica il pericolo di un grave indebolimento del suo peso sociale, di un'alterazione più profonda dei rapporti di forza, cosa che potrebbe impedirle di condurre in porto, effettivamente a suo profitto, la ristrutturazione progettata. Essa si rende conto allo stesso tempo che via via che questo corso si approfondisce la classe operaia e i contadini sono sempre più spinti, dalla forza delle cose, a rimettere in discussione il sistema in quanto tale, a porre il problema del potere attraverso la rottura del meccanismo costituzionale e la formazione di organismi di potere proletari, qualitativamente nuovi.

I conflitti attualmente in corso vanno inquadrati in tale contesto: le forze in campo si mobilitano e reagiscono sempre più nettamente in funzione di obbiettivi che esse devono raggiungere a scadenze relativamente brevi. Le masse, perlomeno i loro strati decisivi, non sono pronte a rinunciare alla loro offensiva, e vogliono far valere l'accresciuto peso politico e sociale di cui dispongono. La borghesia combina operazioni difensive con tentativi suscettibili di incoraggiare le sue truppe. La cosa essenziale per essa è l'ottenimento dell'esatta delimitazione delle tre aree economi-che (statale, privata, mista) e il mantenimento delle strutture politiche del sistema: ciò costituirebbe una garanzia contro ogni tendenza a sconvolgere il quadro dell'esperienza riformista.

Allende e la sua coalizione non possono permettersi misure suscettibili di provocare una rottura con le masse o anche solo settori importanti di queste: essi devono rispondere agli attacchi della borghesia, ma nello stesso tempo si sforzano costantemente di frenare il movimento, respingendo le pressioni esercitate sulla loro sinistra. Hanno bisogno di mantenere un margine di manovra considerevole e di evitare o ritardare qualsiasi scontro di rilievo. Questo è il senso di una misura largamente applicata, quella dell'intervencion, che, desi-gnando un gerente a nome del governo, dia una certa soddisfazione agli operai, ma allo stesso tempo non implichi necessariamente l'esproprio e possa dunque preservare i rapporti capitali-stici. Tale è il senso del progetto sulla Camera unica, che, in caso di accettazione, permette-rebbe al governo di realizzare più rapidamente il suo programma e rifletterebbe meglio i rapporti esistenti nel pqese, ma d'altra parte garantirebbe anche alla borghesia la salvaguar-dia delle strutture parlamentari, perfettamente inserite nella tradizione borghese.

 

In una situazione come quella che esiste attualmente in Cile, le differenti forze non sono sempre in condizione di scegliere rigorosa-mente le loro iniziative e di agire nel quadro di un piano d'insieme deciso in precedenza. Le contraddizioni e le potenzialità di conflitto si accumulano ogni giorno e avvenimenti in sé insignificanti e difficilmente prevedibili potreb-bero far precipitare confronti drammatici praticamente in qualsiasi momento. Questo non bisogna mai dimenticarlo e il movimento operaio commetterebbe un grave errore cullandosi nell'illusione di un'evoluzione relativamente indolore.

È tuttavia probabile che lo scontro decisivo non si produca a una scadenza molto ravvicinata. Il governo, per parte sua, cerca di mantenere l'iniziativa, pur dedicandosi ad un gioco di ondeggiamenti e frenando le spinte dal basso che esso giudica, dal suo punto di vista, pericolose. Quanto alla borghesia, essa provoca molteplici tensioni, sia per creare difficoltà all'UP, che per indurla a moderare maggior-mente il suo corso (essa sa per esperienze che reazioni di tale natura sono tipiche dei rifor-misti e dei centristi). Ma non può e non vuole far precipitare uno scontro immediato.

Occorre ricordare, prima di tutto, che la borghesia cilena ha una tradizione democratico-parlamentare abbastanza lunga e che il suo personale politico è stato formato a questa scuola. A ciò corrisponde il fatto oggettivo dell'esistenza di una serie di strutture e di meccanismi elastici e efficaci che le offrono possibilità reali di difesa e di contrat-tacco. La soluzione dello “Stato forte”, del colpo militare, presuppone, in ogni caso, una preparazione di cui l'esercito stesso è ancora largamente sprovvisto. Le forze che già esprimono un orientamento golpista o fascista e che preparano gli strumenti per concretizzare un tale orientamento sono, al momento attuale, nettamente minoritarie, anche se guadagnano sensibilmente terreno. Infine –ed è la cosa più importante– la borghesia e il suo partito politico più rappresentativo, la DC, sono molto coscienti del fatto che essi possono difficil-mente affrontare uno scontro senza disporre di una base di massa considerevole. Gli avveni-menti delle ultime settimane hanno dimostrato che, grazie anche alle debolezze e alle contrad-dizioni dell'UP e in seguito alle difficoltà economiche che contribuiscono ad accrescere, il tempo può giocare a loro favore. In effetti la DC ha guadagnato o consolidato posizioni in strati contadini che non possono essere sotto-valutati, ha rilanciato la sua influenza tra gli studenti ed ha allargato i suoi margini di mano-vra anche in seno alla classe operaia (in particolare in settori che, fuorviati per un lungo periodo dall'economicismo dei riformisti, cadono nella trappola di certe promesse demagogiche) e, come hanno dimostrato i fatti di novembre e dicembre 1971 a Santiago, i reazionari possono mobilitare forze considere-voli in manifestazioni di piazza abbastanza aggressive.

Tuttavia un rinvio delle scadenze cruciali non è necessariamente deleterio per la classe operaia, che ha bisogno di rafforzare le sue posizioni, d'organizzare la sua offensiva, di affrontare con decisione e di risolvere il problema capitale del suo armamento. Ma ciò è vero nella misura in cui ogni tendenza a limitare o a canalizzare le mobilitazioni di massa e a dare la priorità alle operazioni politiche di vertice, al livello degli apparati e delle istituzioni, viene combattuta risolutamente; nella misura in cui la classe operaia non ha la sensazione di essere obbligata a pagare le spese delle difficoltà economiche senza avere la possibilità di difendersi, di intervenire attivamente e di esercitare il suo controllo; nella misura in cui viene rigettata l'illusione che la “moderazione” e la fedeltà alle norme costitu-zionali sono il metodo più valido per evitare la controffensiva reazionaria e il colpo fascista.

 

È una necessità primordiale di questa tappa di riarmo strategico che la classe operaia si liberi da ogni idea riformista e da ogni forma di cretinismo costituzionale. Occorre che essa comprenda che il Cile non sarà un'eccezione:

In un paese dalle strutture economiche e sociali molto avanzate rispetto al livello medio dei paesi neocoloniali, la prospettiva di una rivoluzione democratico-borghese, separata dalla rivoluzione socialista, non ha la minima giustificazione oggettiva. La sola rivoluzione possibile in Cile è una rivoluzione con una dinamica socialista senza alcuna soluzione di continuità e con un ritmo relativamente rapido: e l'emancipazione dall'imperialismo –data la stretta simbiosi tra imperialismo e borghesia nazionale– non potrà realizzarsi se non con il totale esproprio della classe dominante indige-na. Qualsiasi ambiguità, qualsiasi scappa-toia a questo riguardo avrebbe conseguenze disastro-se e disarmerebbe le forze motrici della rivolu-zione che hanno bisogno di avere una chiara comprensione di ciò che esse colgono d'istinto e si sforzano di realizzare empiricamente.

L'idea che una tale dinamica rivoluzio-naria possa evolversi pienamente fino alla soluzione vittoriosa senza spezzare il quadro politico della vecchia società, grazie ad un'evoluzione “pacifica” e non attraverso una rottura e una ricostruzione ex novo dell'appa-rato statale, amministrativo e militare, significa ingannarsi deliberatamente, dimenticare le lezioni della storia secolare del movimento operaio, essere incapaci di cogliere l'implaca-bile logica della situazione che si sviluppa nel paese. Lungi dall'essere una innovazione teorica, come pretendono i ciarlatani di ogni risma e coloro che, per empirismo o opportuni-smo, calpestano il metodo marxista, la conce-zione della “via cilena” non è altro che una nuova capriola di un'ideologia riformista che il marxismo ha combattuto dall'inizio del secolo e che, in tappe cruciali, ha già causato molti danni nel movimento operaio di altre parti del mondo. Il punto essenziale è che nel Cile il problema del potere non è stato risolto in alcun modo, né ha cominciato ad essere risolto: esso resta completamento aperto e non potrà essere affrontato effettivamente e risolto se non attraverso la via rivoluzionaria.

Da tutto ciò deriva che qualsiasi forma di collaborazione di classe con la borghesia o con settori della borghesia deve essere risoluta-mente respinta. Ciò implica che le masse cilene devono lottare per sostituire il governo di coali-zione dell'UP con un governo operaio e contadino dal quale sia esclusa ogni partecipa-zione di partiti o di gruppi che rappresentino, sia pure indirettamente, gli interessi della borghesia e di altri strati sfruttatori. Ciò signi-fica che il processo rivoluzionario deve essere approfondito e stimolato con la creazione di organismi di dualismo di potere, di organismi autentici di democrazia proletaria, espressioni dirette delle imprese, delle campagne, dei campamientos, delle scuole e i cui membri siano eletti, possano essere revocati in ogni momento e non godano di alcun privilegio materiale. Questi organismi saranno l'espres-sione del proletariato e dei contadini nella loro totalità e costituiranno gli strumenti di mobili-tazione di massa essenziali nella lotta per la conquista rivoluzionaria del potere. Essi non potranno dunque identificarsi con i sindacati che continueranno ad assolvere il loro ruolo specifico, sulla base della più ampia democra-zia interna per tutte le tendenze del movimento operaio, dell'indipendenza totale nei confronti del governo e dello Stato.

 

 

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