Venerdì 28 marzo
Ore 18 Lezione L’Europa dopo la guerra: La Grande guerra come evento fondatore delle violenze totalitarie del XX secolo
Relatrice Diana Carminati docente di Storia contemporanea
Ore 20 Cena
Ore 21 Proiezione “Una lunga domenica di passioni” – di Jean-Pierre Jeunet
Introduzione. Quando, come e perché emerge fra gli storici europei l’importanza del tema della violenza nelle guerre del ‘900.
Gli storici della 1a guerra mondiale avevano privilegiato, sino alla fine degli anni ’70, la storia degli eventi, la storia militare, del pensiero politico, la retorica della guerra patriottica (difesa della patria, dello Stato-nazione). Vi era reticenza, ambiguità a raccontare la guerra come violenza sui corpi, si è sempre proceduto a costituire un monumento eroico all’evento guerra, una guerra condotta per la difesa della propria nazione, del proprio Stato nazione. Per non essere definiti traditori, disfattisti durante il conflitto, per rafforzare il senso patriottico dell’opinione pubblica nel periodo fascista. Nei primi decenni del secondo dopoguerra, si persisteva a narrare la storia degli eventi e la storia militare, ignorando altre categorie interpretative, e quindi l’uso di fonti alternative. Con una permanenza di silenzi e tabù.
Anni ’68-’70: nuove generazioni di storici, in particolare dopo le ricerche degli storici inglesi, a fine anni ’60, sulla decolonizzazione, sull’invenzione della nazione, sulla costruzione dell’identità nazionale da parte delle borghesie europee (v. E. T. Hobsbawn, T. Ranger, B. Anderson) introducono altre categorie concettuali: soggettività, soggetto (uomo e donna), l’altro/a, oppresso/oppressore, rappresentazione; le relazioni del potere con i singoli, del potere sui corpi, il biopotere (Foucault); il rapporto potere/sapere – come gli intellettuali, i professionisti della cultura costruiscono il discorso pubblico come rappresentazione e unica verità a sostegno della ‘verità’del potere.
Parte 1 - Gli orrori della guerra sul fronte occidentale
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Violenza combattente e silenzi storiografici
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Violenze e massacri sulle popolazioni civili
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Deportazione di civili nei campi di concentramento, come “laboratorio” per le guerre successive
Parte 2°- Cause culturali della violenza nella prima guerra mondiale
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Le strutture mentali che formano il consenso alla guerra: il patriottismo difensivo e la crociata della civiltà contro la barbarie
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Lotta fra due razze
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La religione della guerra
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Addestramento a uccidere
3° parte - Le riflessioni su modernità e violenza del ‘900 in alcuni autori contemporanei: Arendt, Bauman, Traverso
Le radici europee del razzismo e del totalitarismo
La violenza del colonialismo
Bibliografia su Prima Guerra Mondiale come evento fondatore dei totalitarismi del XX secolo
Lezione 28 marzo 2014. Diana Carminati
Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo (1951, trad. ital. 1967): nella 2° parte L’Imperialismo analizza la violenza del colonialismo europeo sui popoli colonizzati (v. Id., La banalità del male, Eichmann a Gerusalemme, 1963 (trad. it. Feltrinelli, 1964): Arendt ricostruisce il comportamento di un ‘uomo qualunque’ di fronte al ‘Male’. Rosa Luxembourg, L’accumulazione del capitale, 1913 (trad. it. 1946- 1960 (Einaudi), gli ultimi 5 capitoli trattano della violenza della colonizzazione europea Georg Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich (1964, trad. it. Il Saggiatore 1994); ) analisi della costruzione dell’identità nazionale in Germania nel discorso degli intellettuali, nelle scuole, nelle arti, nei giornali. Nelle rappresentazioni mistiche tratte dai culti antichi germanici che divengono poi culti della nazione. Sul concetto della brutalizzazione dei comportamenti sociali, derivanti anche dall’abitudine alla violenza durante la colonizzazione europea nel ‘700-‘800. Id., La nazionalizzazione delle masse (1965, trad. it. Il Mulino, 1975), Id. Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti (1990, trad. it. Laterza, 1998 Z. Bauman, Modernità e Olocausto (1989, trad. ital 1992): analisi dell’Olocausto come logica della modernità, così come si è sviluppata in Occidente. La razionalizzazione e la burocratizzazione tipiche della civiltà occidentale sono state la precondizione necessaria del genocidio nazista: concetto della deresponsabilizzazione nella società di massa. Concetto dell’obbedienza all’autorità (vedi Esperimento Milgram, 1961)Milgram, Stanley. (1974), Obedience to Authority; An Experimental View: la ricerca di un sociologo americano sugli esperimenti nei primi anni ’60, negli USA, sul ruolo dell’autorità nella violenza sull’altro E. Traverso, La violenza nazista, Le genealogie della violenza. 2002. Afferma il rifiuto di isolare il nazismo e criminalizzarlo di per sé: occorre cercare di comprendere le radici europee del nazismo. Radici europee di una violenza originatasi nella violenza della colonizzazione contro i popoli oppressi nei secoli precedenti e l’uso scientifico di essa nella modernità ottocentesca (a partire dalla rivoluzione francese con l’invenzione della ghigliottina, come esecuzione seriale e distanza dalla vittima).Id., A ferro e fuoco, la guerra civile europea, 1914-45, il Mulino, 2007 Joanna Bourke, An Intimate History of Killing: Face-to-Face Killing in Twentieth Century Warfare, 1999, Le seduzioni della guerra, Miti e storie di soldati in battaglia, trad. ital. 2003. Come e perché addestrare gli uomini a uccidere, con dinamiche di distruzione della personalità, uomini come macchine per uccidere (ruolo dei medici e psicologi) Mike Davis, Olocausti tardo vittoriani, (2001, tra. Ital. 2002, Feltrinelli): sulla violenza della colonizzazione inglese su milioni di colonizzati, in particolare in India E. Said, Culture e imperialismo, letteratura e consenso nel progetto coloniale dell’Occidente 1993, (trad. it. Gamberetti 1998)Franz Fanon, I dannati della terra, 1961 (trad. ital.2000), Pelle nera maschere bianche 1952, (trad. ital. 1996): una delle prime riflessioni dalla parte degli oppressi sul razzismo occidentalePhilip Zimbardo, L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa? 1971 (trad. it. 2008): analisi di esperimenti di ‘deindividuazione’, spersonalizzazione del singolo negli USA. S. Freud. Considerazioni sulla guerra. 1915. Riflessione contemporanea alla guerra sulla violenza fra i popoli europei E. Junger, Nelle tempeste d’acciaio, 1920, (trad. ital. 1995): rielaborazione dei diari di guerra sul fronte occidentale (1915-18), e sulla devastazione prodotta dalla guerra tecnologica V. anche Il pensiero filosofico europeo sul tema della rappresentazione dell’altro nel secondo dopoguerra: J.P.Sartre, J. Derrida, E. Levinas, Z. Bauman