UOMINI CONTRO
di Francesco Rosi (1970)
Siamo a 100 anni dall'inizio del grande macello attuato dall'imperialismo europeo. Le classi popolari,tradite dalle proprie rappresentanze, vennero costrette a massacrarsi sui campi d'Europa senzapoter esprimere alcuna resistenza. Solo sull'onda della sconfitta, in paesi come la Russia ed in partela Germania, i soldati furono in grado di rivolgere le armi contro i propri comandanti.Uomini Contro narra la storia dal nostro lato del fronte, poveri contadini meridionali mandati al macellocontro le mitragliatrici austriache e con alle spalle, in caso di esitazioni, quelle dei carabinieri.Sanguinose decimazioni di chi non era neanche in grado di capire ordini dati nella lingua italiana.Generali ottusi ed arroganti. Gli unici in grado di difendere i propri soldati ed almeno sognare unarivolta erano (molto gramscianamente) alcuni ufficiali di grado inferiore, che pagheranno con la vitail loro “tradimento di classe”.
Gran film questo di Rosi, di
distribuzione comprensibilmente
travagliata, accuse di tradimento
nazionale e tentativi di censura.
Ha persino il coraggio di iniziare
con “Gorizia”, canzone
censuratissima allora e
dimenticata oggi, sulla cui strofa
”Traditori signori ufficiali, che la
guerra l'avete voluta, noi si
muore gridando assassini,
maledetti sarete un dì” era calata
la damnatio memoriae e che è,
insieme a “Maremma”, a mio
modesto parere, il più bel canto
popolare italiano.
Non credo sia un caso che sia il regista sia l'autore del libro -Un anno sull'altipiano- Emilio Lussu
fossero socialisti e non comunisti. Ovviamente della “vecchia scuola”, dalle parti di Lelio Basso
non certo di Craxi, mentre i comunisti hanno sempre avuto un certa esitazione a criticare
pubblicamente i “grandi luoghi” della formazione dell'unità nazionale, siano essi la prima guerra
mondiale (il pur bellissimo “La grande guerra” di Monicelli piega talvolta verso il sentimentale) od
il Risorgimento, che solo Martone oggi, con “Noi credevamo”, riesce a ridiscutere nelle
fondamenta.
Europea e globale. Moderna e razionale. Tecnologica e di massa. Totale e ideologica. Epitaffio del lungo ottocento e alba del secolo breve.
Questi sono i volti della prima guerra mondiale, della guerra che ha cambiato il corso del Novecento, della guerra che costituisce il vero e proprio motore del XX secolo.
Muovendosi tra imperialismo e nazionalismo, tra sistema di alleanze politiche e tensioni balcaniche, tra interventisti e pacifisti, tra crescita del movimento operaio internazionale e repressione padronale, tra trincee e diserzioni, e decostruendo il sempre verde mito della guerra patriottica, la lezione analizzerà i caratteri e le contraddizioni della belle epoque e della seconda rivoluzione industriale capitalistica al fine di mostrare le molteplici cause economiche e politiche che portarono allo scoppio del primo conflitto mondiale della storia.